È possibile un
dialogo interculturale?
A problematiche
di tipo sociale, in un processo d’immigrazione si aggiungono difficoltà di tipo
culturale, che vanno dal non capire perché “l’altro” assume certi comportamenti
al sentirsi inadeguati nell’affrontare la novità o minacciati nella
propria identità.
Per sgomberare
il terreno da queste difficoltà e paure, è necessario procedere oltre,
presentando le positività e i vantaggi della multicultura quale compresenza su
uno stesso territorio di gruppi provenienti da esperienze culturali diverse.
Quello cui
aspirare è il passaggio dalla multiculturalità all’interculturalità
quale rapporto dinamico fra queste diverse esperienze culturali basato sulla
reciprocità. È un impegno non da poco, per nulla scontato, che richiede
una seria e inedita formazione. Va con forza sottolineato che agire secondo
dinamiche interculturali suppone e stimola l’approfondimento della propria
identità culturale sia personale che di gruppo d’appartenenza. Nel confronto
dialogico con l’altro-da-me, vengo provocato a
riscoprire le mie radici e ad aderirvi con più convinzione e passione.
I problemi
culturali quindi sono da tenere in seria considerazione in un processo
d’integrazione che voglia essere serio e reale.
Ci sono persone,
giovani e adulte, che possono manifestare timore e ostilità verso le differenze
o genericamente incapacità a comprendere forme culturali diverse dalle proprie.
In realtà, ciascuno rischia di analizzare e giudicare sé e gli altri a partire
dai modi di giudicare che i gruppi sociali ai quali appartiene gli hanno
imposto, senza che egli se ne sia accorto.
Esiste un primo
modo, molto semplice, per superare la paura del diverso ed è quello di
incontrarlo, di conoscerlo da vicino, di stabilire relazioni di prossimità.
Tutte le ricerche ci dicono che mentre negli italiani è diffusa la paura dello
straniero in senso lato, si riconosce e si valorizza nel singolo straniero la
“persona” quando questo diventa il compagno di scuola o di lavoro, il vicino di
casa, di banco, l’amico e si stabiliscono con lui relazioni alla pari. Molto
servono allo scopo anche le piccole esperienze di qualcosa fatto insieme, “con”
gli stranieri e non soltanto “per” loro.
Incontrarsi e
conoscersi quindi è fondamentale per superare generalizzazioni e stereotipizzazioni e per scoprire che dietro ad ogni
straniero c’è un volto, una storia, un “prima” e un “adesso”, una famiglia,
degli affetti, delle speranze, dei valori.
Questo primo
passo del conoscersi da vicino è fondamentale anche se non sufficiente per
costruire relazioni interculturali tra le persone. Una relazione interculturale
è basata sul riconoscimento reciproco dell’altro e sul suo rispetto. Esistono
anche altri modi che interpellano e mettono insieme italiani e stranieri.
Si tratta
sicuramente di una sfida, che offre però opportunità più ampie e molto
positive:
-
Sviluppare
strategie di contatto: si può utilizzare il contatto personale, creare
occasioni d’incontro e conoscenza. Incontrare l’altro, lo straniero in
situazione di parità attiva un processo di identificazione e modifica
positivamente atteggiamenti di rifiuto o stereotipi; al contrario incontrare
l’altro in situazioni sfavorevoli può rafforzare sentimenti di “rigetto”.
Creare incontri favorevoli, identificando quelle persone che hanno valori e
esperienze da scambiare; non limitarsi alle occasioni di incontro basate in
genere sull’aiuto, sull’assistenzialismo.
-
Sostenere
l’incontro: si rende necessario non solo favorire l’incontro, con
tutti gli elementi di spontaneità e genuinità, ma anche sostenerlo con una
serie di interventi indiretti e di opportune sottolineature ad esempio,
evidenziando le somiglianze, la condivisione di valori comuni e aiutando a
capire le diversità, le loro radici e le loro motivazioni.
-
Lavorare per
uno scopo comune: la diminuzione dell’ostilità o la sua scomparsa sono
sovente favoriti dal lavoro per uno scopo comune. è l’obiettivo comune ad unire le persone diverse intorno a
valori universali (il rispetto e la difesa dei più deboli) o a beni comuni (la
tutela del proprio ambiente di vita, il quartiere, il caseggiato, la sede della
comunità…).
-
Ricercare spazi
di riflessione comune, che permettano di esplicitare le ragioni dell’uno e
dell’altro senza nascondere le eventuali difficoltà che possono emergere.
-
Favorire
percorsi di cittadinanza che aiutino sia gli italiani sia i migranti a conoscere
l’ambiente in cui vivono in termini di risorse, di potenzialità e favorire
situazioni di benessere per tutti. Non nascondersi che la sicurezza urbana non
dipende soltanto dall’assicurare l’ordine pubblico, essendo pure un fatto di
coscienza personale e una sensazione di star bene intima.